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Come per qualsivoglia intervento chirurgico, o atto medico sarebbe più corretto e logico dire, la visita specialistica riveste un ruolo fondamentale.
Innanzitutto quali sono gli specialisti che si confrontano con la rinoplastica? In prima battuta gli specialisti in chirurgia plastica, gli specialisti in otorinolaringoiatria, non dimentichiamo che il naso svolge una funzione fondamentale nella corretta dinamica della respirazione e quindi tutta la patologia che lo coinvolge, non sono l’estetica, è di pertinenza di specialisti dedicati. I chirurghi maxillo facciali. Queste sono le principali branche specialistiche che si confrontano con le problematiche legate alla rinoplastica, tanto per il versante estetico che quello funzionale.
Oltre a questi elementi, la visita verterà naturalmente su aspetti di tipo meramente tecnico. In base alle caratteristiche dei tegumenti, spessore della cute della piramide e della punta nasale, struttura ossea del massiccio facciale, sviluppo delle cartilagini della punta, il professionista potrà valutare in che termini, e entro che limiti, le strutture anatomiche sopra descritte potranno essere modificate con successo e se tutto questo combacia o rientra nei desiderata del paziente.
Ripeto che tutto questo può sembrare banale fino ai limiti dell’ovvio, ma il lavoro del chirurgo plastico, oltre che sulla correttezza tecnica del proprio operato, si gioca in larga misura sulle aspettative dei pazienti. Un risultato tecnicamente ineccepibile, ma completamente fuori linea con le aspettative dei pazienti, è, sotto certi aspetti, un lavoro sbagliato. Ecco perché il famoso detto che “l’indicazione all’intervento costituisce il primo vero atto chirurgico” deve intendersi in una duplice direzione. Quella meramente tecnica e quella della concordanza, chiaramente nei limiti del possibile, fra ciò che il paziente si aspetta e ciò che è realmente possibile fare.
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La rinoplastica è certamente uno degli interventi di chirurgia plastica maggiormente praticati al mondo. Parliamo di chirurgia plastica e non solamente di chirurgia estetica, in quanto la rinoplastica, o se vogliamo dire la chirurgia della piramide e della punta nasale, assumono in moltissimi casi una valenza non solamente estetica, ma anche estetico/funzionale, se non addirittura ricostruttiva.
La ricostruzione della piramide nasale attraverso il disegno, lo scolpimento e la rotazione verso il basso di un lembo di cute della fronte, con sutura diretta delle brecce nei tessuti frutto delle linee di incisione, tecnica chirurgica nota come “lembo indiano”, la troviamo nei Codici Veda, fatti risalire a circa 1.200 anni prima della nascita di Cristo. Il motivo deriva dal fatto che le leggi indiane di quell’epoca punivano il furto e l’adulterio con l’amputazione della piramide nasale. L’esigenza di porre in qualche modo rimedio ad una così grave e nel contempo evidente mutilazione, stimolò la perspicacia e la fantasia dei chirurghi di allora – parliamo di oltre 3.000 anni fa, non dimentichiamolo!
Il risultato, basato sugli studi di anatomia che, ricordiamolo, la legge e la religione di quella parte del mondo allora consentivano, fu l’ideazione di un lembo di cute di dimensioni sufficienti che poteva essere ruotato verso il basso allo scopo duplice di proteggere le prime vie aeree e ricreare un simulacro della struttura del naso.
Un bell’esempio ante litteram di come estetica e funzione siano in medicina e chirurgia due aspetti sempre collegati l’uno con l’altro.
Solo successivamente, parliamo di oltre 1.000 anni dopo, la religione cattolica impedirà qualsiasi contatto, manipolazione, anche ai fini di studio, dei cadaveri, rallentando di fatto in maniera impressionante, se consideriamo quanto l’ingegno umano era stato capace di fare in precedenza, lo sviluppo delle scienze mediche che, dirlo oggi può sembrare semplicemente ovvio, non può prescindere da precisissime nozioni di anatomia umana, oltreché anatomia distrettuale, riguardante cioè l’insieme di interi distretti corporei e l’anatomia comparata.
Dobbiamo attendere il 1597 quando un professore di anatomia dell’Università di Bologna, Gaspare Tagliacozzi, pubblicherà un dettagliato metodo di ricostruzione del naso a partire da un lembo di cute scolpito dal braccio, connesso ai tessuti del volto e solo successivamente staccato dal braccio – autonomizzato, come diremmo oggi usando la terminologia medica – e che rappresenterà la prima descrizione completa di un intervento di chirurgia plastica.
Venendo all’epoca attuale, parliamo dei primi anni del ‘900, fra le immagini più famose di chirurghi ritratti nell’atto di eseguire la rinoplastica ricordiamo quelle di una chirurga francese, Madame Noel, femminista ante litteram, esperta e attiva praticante di tutta la chirurgia estetica del volto, lifting completo, blefaroplastica e non solamente rinoplastica.
Con il termine di rinoplastica sogliamo indicare quella completa, nel corso della quale viene rimodellata non solo la piramide, ma anche la punta. Non dimentichiamo che il naso, per quanto costituisca una struttura unica e a sé stante, è composto da cute, ossa, cartilagini, lo sviluppo e l’embricarsi dei quali conferisce al naso il suo aspetto definitivo. Ovviamente è possibile agire isolatamente su questi tessuti, esempio il profilo osseo o cartilagineo del dorso, così come sulle cartilagini che danno struttura e forma alla punta. Parliamo in questi casi di rinoplastiche parziali, che costituiscono a volte delle concrete alternative all’intervento completo. Nella maggioranza dei casi però, il rimodellamento di uno dei distretti nei quali è possibile tecnicamente suddividere il naso, dorso, punta …, porta con sé la necessità di armonizzare anche gli altri. Potremmo parlare del naso come di un “incastro di proporzioni” in cui è raro poter agire solo su di un elemento senza coinvolgere tutti gli altri.
Naturalmente esistono differenze razziali che rendono estremamente variegate le tecniche di rinoplastica. Ad esempio nasi della popolazione, uomini e donne, di razza caucasica, dove tanto la piramide nasale quanto la punta si presentano mediamente ben sviluppate e proiettate, si prestano molto bene alle manovre di modellamento che i chirurghi ben conoscono. I nasi di altre razze, quella asiatica e quella nera, presentano problematiche tecniche assai differenti. Le piramidi nasali spesso piatte e larghe, richiedono frequentemente di dover aumentare la loro proiezione, invece che ridurla. Parleremo in questi pazienti di rinoplastiche di aumento, nella misura in cui dobbiamo migliorare la proiezione del profilo del dorso nasale. Anche il modellamento della punta, spesso piatta e larga, con una aumentata circonferenza delle narici, pone problematiche tecniche di non sempre facile approccio e soluzione, comunque diametralmente opposte a quelle che si riscontrano nella maggioranza dei nasi caucasici.
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