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Le modalità attraverso le quali il chirurgo plastico può intervenire per migliorare l’estetica della parete addominale, sono essenzialmente tre. Ci riferiamo all’intervento chirurgico di addominoplastica completa, all’intervento di miniaddominoplastica e alla lipoaspirazione della regione addominale e dei fianchi.
Ognuno di questi interventi ha una precisa indicazione e quindi risponde a precise esigenze estetico/funzionali, peculiari per ogni paziente.
L’addominoplastica è una procedura di chirurgia estetica utilizzata per rendere l’addome scolpito e compatto. L’intervento di addominoplastica comporta la rimozione della pelle e del grasso in eccesso dal medio e basso addome ed il consolidamento della fascia muscolare e della parete addominale. L’addominoplastica è di solito richiesta dai pazienti con i tessuti lassi dopo la gravidanza o persone con cedimenti dopo una perdita importante di peso.
La liposuzione addominale è una delle richieste più comuni di liposuzione. Durante questa procedura, il chirurgo estetico utilizza uno speciale strumento per rimuovere il grasso in eccesso dal corpo. L’obiettivo della liposuzione addominale è di creare una silhouette piatta e più piacevole.
L’ addominoplastica è una procedura di chirurgia dell’addome, che richiede l’anestesia generale e comporta l’escissione di una porzione di tessuto composta dalla cute e dal sottocute comprendente il tessuto adiposo in eccesso. Il risultato tipico dell’intervento chirurgico di addominoplastica, è di solito una pancia piatta, con una lunga cicatrice che si estende dalla zona pubica fino alle due spine iliache antero superiori. Poiché il chirurgo può visualizzare direttamente il grado di affiancamento sulla linea mediana dei muscoli della parete addominale durante l’addominoplastica, i muscoli addominali che hanno perso la loro continuità possono essere chirurgicamente ricompattati nel corso dell’intervento. Prima dell’invenzione della liposuzione, l’addominoplastica costituiva l’unico rimedio per rimuovere l’eccesso di tessuto adiposo addominale. In molti pazienti (ma non in tutti) la liposuzione spesso può fornire risultati equivalenti o migliori rispetto alla addominoplastica. Queste due procedure non sono equivalenti, presentando indicazioni, vantaggi e limiti differenti. Possono in minima parte coesistere. Ad esempio nella miniaddominoplastica è possibile eseguire contemporaneamente la liposuzione dell’addome superiore, mentre in associazione all’addominoplastica completa ci si deve limitare a scolpire con la liposuzione la regione dei fianchi. Dato che la liposuzione è meno invasiva e comporta minori cicatrici rispetto al dermolipectomia addominale, la liposuzione è oggi molto più comune di quanto lo sia la chirurgia dell’addome tramite addominoplastica.
L’indicazione principe alla lipoaspirazione è quella del modellamento della parete addominale attraverso la rimozione definitiva delle adiposità localizzate in questo distretto, in presenza di un trofismo cutaneo e di un elasticità tessutale sostanzialmente mantenute. Il risultato è duraturo e di grande impatto. Si parla, non a caso, di ridefinizione dei volumi e del profilo corporeo. La lipoaspirazione è una metodica efficace, di impatto nettamente inferiore a quella di una addominoplastica, con tempi di recupero inferiori, rischi e complicazioni differenti e, in ultimo, costi più contenuti. Va sempre affrontata per quello che è: un intervento chirurgico a tutti gli effetti, pur con un differente impatto rispetto ad altri. Le procedure, se così possiamo dire, di “avvicinamento” ad essa sono le stesse che per qualsiasi altra procedura. Visita specialistica preoperatoria e verifica della reale indicazione. Prescrizione degli esami di routine per un intervento di questo tipo, completa illustrazione al paziente delle reali possibilità di risultato finale e verifica che esse coincidano con le legittime aspettative che il paziente in essa ripone. In poche parole, un reale consenso informato.
Come abbiamo ampiamente riferito in precedenza, le indicazioni all’addominoplastica sono radicalmente differenti rispetto a quelle della liposuzione addominale. In verità non possiamo parlare di procedure alternative. Le indicazioni all’una o all’altra sono completamente differenti; possiamo quindi parlare a pieno titolo di indicazioni diverse, percorsi differenti, vantaggi e limiti completamente diversi. Lo ripeteremo fino alla noia: l’indicazione all’addominoplastica, completa o parziale che sia, è costituita dalla presenza di un grembiule cutaneo più o meno esteso, sinonimo di un tessuto che per una serie di motivi ha perduto del tutto la sua elasticità ed il suo tono. Di conseguenza, l’unica soluzione concreta alla correzione di questo inestetismo è la sua escissione completa. I pazienti lamentano di frequente la concomitante presenza di smagliature nel contesto della parete addominale, chiedendone l’eliminazione. Questo è naturalmente possibile nel caso in cui le smagliature siano posizionate nel contesto della porzione di cute che è possibile rimuovere. Non ci sono procedure alternative. La porzione di tessuto destinata a essere conservata manterrà le sue caratteristiche, a parte tono e tensione decisamente migliorati! Chiaramente l’estensione delle cicatrici, a fronte di un accesso chirurgico differente, saranno molto più impattanti nel caso dell’addominoplastica. Una lunga cicatrice curvilinea estesa per la porzione anteriore dell’addome, contro piccole cicatrici di alcuni millimetri posizionate in punti strategici e facilmente occultabili. Una comparazione di questo tipo non ha nemmeno logica, a parte il fatto che si ragiona di come migliorare l’estetica del medesimo distretto corporeo. Ricordiamo però che un intervento di maggiore impatto, quale è l’addomioplastica completa, non costituisce una seconda scelta; anzi spesso è a gioco lungo quella migliore possibile. I risultati sono eclatanti e duraturi nel tempo, così come il grado di soddisfazione dei pazienti è elevato.
Da tutto quanto abbiamo detto, potrebbe emergere l’errato convincimento che la liposuzione addominale costituisca unascelta di minima se non, addirittura, una seconda scelta frutto li limitazioni di carattere generale che vanno dallo stato di salute del paziente, valutazione sempre e comunque prioritaria, fino a elementi di ordine meramente economico. La liposuzione non è questo. E’ la scelta vincente, l’unica praticabile, ove ne si ravvisi l’indicazione. Anche in questi casi il grado di soddisfazione dei pazienti risulta elevato.
Si tratta di due procedure chirurgiche nettamente differenti e per nessuna ragione sovrapponibili. L’impegno dell’equipe operatoria, i tempi dell’intervento, le modalità di gestione del postoperatorio, non sono minimamente paragonabili. Tutto questo ha un impatto decisamente importante nella definizione dei costi di questi due interventi. Dobbiamo ipotizzare per l’addominoplastica completa costi almeno doppi rispetto a quelli della liposuzione di addome e fianchi. Lo ripetiamo però fino alla noia: si tratta di percorsi in tutto e per tutto differenti. Solo la regione di intervento risulta essere comune.
Il trattamento chirurgico della parete addominale attraverso la liposuzione, risulta procedura certamente meno invasiva. E’ in grado di fornire risultati estetici altrettanto validi (a patto che venga eseguita sul candidato ideale) e un aspetto più naturale, senza il peso di ampie cicatrici chirurgiche. Quindi la liposuzione è oggi la tecnica preferita per migliorare la silhouette del ventre. Il caso clinico fa la differenza. Le condizioni generali del paziente possono porre limiti assoluti nei riguardi di interventi chirurgici di maggiore impatto. Convincimenti personali, considerazioni di odine economico completano il quadro. L’importante è che la scelta non sia di minima, cioè non al risparmio. Come già detto, queste due procedure intercettano problematiche e inestetismi differenti e non sono l’una sostituibile all’altra.
Se per mille ragioni non si è pienamente convinti del percorso suggerito, la scelta corretta non è quella di ripiegare su un percorso considerato più abbordabile.
E quella di non procedere, rimandando riflessioni e valutazioni nel merito a tempi più idonei.
L’intervento chirurgico noto come “addominoplastica” è volto a restituire la tonicità della parete addominale e, se necessario, della sottostante muscolatura, nel caso in cui una di queste due componenti, o entrambe, abbiano perduto l’aspetto estetico e l’integrità funzionale di un tempo.
Tutto questo può avvenire a causa di molteplici situazioni nell’arco della vita. Alcune di queste, a seconda dell’età e di particolari condizioni possono manifestarsi isolatamente, ma frequentemente esse si trovano ad operare in sinergia.
Anche per l’addominoplastica, come per qualsiasi procedura clinica o chirurgica, il primo passo è quello dell’indicazione, non a caso da molti considerata come il primo atto chirurgico.
Le motivazioni per le quali la cute della parete addominale o i sottostanti muscoli retti possono venire meno alla propria condizione estetica e funzionale originaria, sono molteplici.
In prima battuta non possiamo non considerare il trascorrere dell’età, con i fisiologici cambiamenti sull’integrità e la resistenza funzionale di tutti i tessuti corporei. La perdita, o se vogliamo il venir meno, dell’elasticità cutanea, chiaramente entro limiti e tempi diversi da individuo a individuo, costituiscono un elemento comunque determinante.
Vi sono poi specifiche situazioni che sia per quanto riguarda gli uomini che le donne, possono generare condizioni tali da condurre il paziente a prendere in considerazione l’addominoplastica.
Il primo elemento, comune a uomini e donne, è costituito dalle importanti fluttuazioni del peso corporeo.
Per quanto la cute dei soggetti giovani sia elastica, è facile comprendere come aumentare in maniera cospicua il proprio peso corporeo e ridurlo, sia con un percorso dietetico corretto, sia con l’ausilio di procedure chirurgiche, non può nel tempo non lasciare dei reliquati permanenti. Oltre una certa soglia i tessuti non sono più in grado di ritornare alla condizione “quo ante” e lasciano degli esiti estetici permanenti.
Un secondo elemento, questo tipicamente femminile, è la gravidanza.
Sappiamo bene che anche la “risposta” biologica alla gravidanza non è univoca. Se il fisiologico aumento di peso si aggira fra i nove ed i dodici kg, è esperienza comune che esso può presentarsi alla fine del percorso in maniera molto più cospicua. Ritornare alle condizioni fisiche pre gravidiche non è per i tessuti sempre possibile senza pagare dazio. Il costituirsi di un grembiule cutaneo adiposo ridondante è frequentemente il “prezzo” da pagare.
Il medesimo discorso può valere anche per la muscolatura retta addominale fondamentale elemento di stabilizzazione anteriore del tronco, oltre che di contenimento dei visceri addominali.
L’effetto di “spinta” esercitato su di essi, non solo dal contenuto addominale ma dallo stesso tessuto adiposo che in addome è presente a volte in grande quantità, può provocare il cedimento della prima “trincea” quella muscolare, ed in seconda battuta di quella cutanea.
Va da sé che queste due condizioni possono intersecarsi a diversi livelli, per generare l’inestetismo, o gli inestetismi e le disfunzioni, che conducono all’intervento chirurgico di addominoplastica.
L’intervento chirurgico di addominoplastica completa, perché è di ciò che ci stiamo occupando ora, viene eseguito in una Struttura Ospedaliera, o Casa di Cura Privata, debitamente attrezzata e richiede solitamente almeno una notte di osservazione. In qualche caso la degenza può prolungarsi di una o due notti ulteriori fino alla completa stabilizzazione dei parametri postoperatori, ma di solito una notte di ricovero è sufficiente.
Per procedure di questo tipo si predilige l’anestesia generale, con intubazione endotracheale.
La durata media di un intervento di addominoplastica completa è di due/tre ore, a seconda che si debba agire unicamente sul mantello cutaneo adiposo, oppure si debba nel contempo procedere alla correzione della diastasi dei muscoli retti addominali allo scopo, non meramente estetico, di rinforzare e stabilizzare la parete addominale ed il suo contenuto.
La procedura ha inizio con una incisione curvilinea posizionata ad arco fra le due spine iliache anterosuperiori, prendendo come riferimento la linea sovrapubica.Tutto questo con il duplice scopo di ottenere la massima esposizione del campo operatorio e occultare la cicatrice, esito dell’incisione, all’interno della comune biancheria.
Si procede di seguito allo scollamento del lembo cutaneo in alto fino al processo xifoideo dello sterno (l’ultima propaggine dell’osso sternale nella sua porzione inferiore) e, lateralmente, fino alle arcate costali.
Particolare attenzione si applica all’isolamento dell’ombelico, preservando l’integrità del suo peduncolo vascolare, elemento necessario per la sua sopravvivenza. Ovviamente al termine della procedura, esso verrà correttamente riposizionato nel contesto del lembo cutaneo scolpito.
Si procede poi alla verifica dell’integrità strutturale della parete addominale, e, se necessario, si procederà alla sintesi, all’unione cioè delle due metà dei muscoli retti addominali sulla linea mediana, allo scopo, come più volte detto, di restituire solidità all’addome ripristinando la struttura di contenimento dei visceri.
Viene naturalmente praticata una accurata emostasi (controllo del sanguinamento), vengono posizionati di routine i drenaggi in aspirazione, si procede finalmente alla escissione (rimozione) del tessuto cutaneo adiposo in eccesso, dopo apposito disegno. Il riposizionamento dell’ombelico e le suture cutanee completeranno l’intervento.
Come corollario si può integrare l’addominoplastica con la liposuzione dei fianchi, allo scopo di ottenere un maggiore scolpimento degli stessi. É importante ricordare come procedure accessorie come la liposuzione devono essere in questo contesto molto limitate nella loro estensione, questo per limitare l’aggressività chirurgica, di per sé già cospicua e non sottoporre i pazienti al rischio di complicazioni, quali la sofferenza dei tessuti interessati.
Come abbiamo affermato in precedenza, il primo passo verso la definizione di un intervento chirurgico, è la verifica della sua reale indicazione. A questo proposito sono fondamentali le risultanze della visita preoperatoria. In questa sede si verificheranno un insieme di situazioni, le quali tutte devono convergere all’obiettivo finale e non rappresentare elementi di esclusione.
Cominciamo con le aspettative del paziente nei confronti del risultato finale. Sembra banale dirlo, ma queste ultime devono essere realistiche. Il paziente deve uscire dall’ambulatorio con una idea precisa di quello che è ragionevole attendersi, tanto nell’immediato postoperatorio come a risultato stabilizzato. Il paziente non può e non deve pretendere l’impossibile, da sé stesso e dal chirurgo. A sua volta il medico deve spiegare chiaramente, partendo dall’obiettività clinica, quale sia il risultato praticabile e quali i passaggi chiave per ottenerlo. Solo in questo modo il paziente andrà in sala operatoria con delle aspettative reali.
Secondo elemento determinante è la valutazione delle sue condizioni generali di salute. La storia pregressa, con particolare riferimento a eventuali patologie cardiovascolari o polmonari, precedenti interventi chirurgici, a maggior ragione se pertinenti alla regione addominale, abitudini di vita quotidiana quali le caratteristiche della dieta e il consumo o meno di alcolici. Tutti questi elementi devono entrare a fare parte di una valutazione complessiva, pena la non esecuzione dell’intervento.
Un capitolo a parte va riservato al tabagismo. In interventi di questo tipo, dei quali l’aggressività chirurgica è elemento determinante, il fumo di sigaretta, che sia vera o elettronica è bene ribadirlo, deve essere ridotto nella massima misura possibile se non addirittura eliminato. Il monossido di carbonio, prodotto inevitabile dei processi di combustione, con la sua “capacità” di sostituirsi alle molecole di ossigeno all’interno dei globuli rossi, di fatto impoverisce il sangue arterioso, privandolo di quegli elementi nutritivi fondamentali per il recupero e la guarigione di un tessuto traumatizzato.
Un chirurgo serio, supportato da un anestesista altrettanto corretto, di fronte ad un paziente forte fumatore che non appare in grado di correggere questa sua abitudine di vita, rifiuta l’intervento e rimanda a casa il paziente. Questo non è sinonimo di pretendere l’imposizione di uno stile di vita alternativo a quello del paziente per motivazioni personali, ma è frutto di conoscenza della materia e del campo della propria azione. Per dirla in parole povere, il chirurgo e tutta la sua equipe devono sapere mettere da parte il proprio interesse personale e avere la capacità di “guardare oltre”.
Il periodo di recupero successivo all’intervento di addominoplastica non presenta solitamente tempi lunghi e particolari accorgimenti, tranne, ovviamente, l’utilizzo di una cospicua dose di buon senso. Come già anticipato, la durata del ricovero non eccede solitamente una notte.
Particolare attenzione deve essere posta alla verifica di alcuni parametri, quali l’ematocrito, suggestivo dell’entità del volume delle perdite ematiche e della successiva terapia reidratante impostata.
La rimozione dei drenaggi viene di solito praticata all’atto della dimissione, potendosi però posticipare di alcuni giorni in base alle risultanze delle verifiche postoperatorie.
La medicazione deve essere di tipo elastocompressivo, allo scopo di favorire la perfetta adesione alla parete addominale del lembo cutaneo trasferito. La stabilità della medicazione evita il prodursi di micromovimenti o microtraumi che sono prodromi allo sviluppo per esempio dei sieromi (raccolte siero ematiche di tipo infiammatorio/reattivo), una complicazione tanto noiosa quanto frequente nelle addominoplastiche, che richiede visite di controllo e trattamenti ripetuti fino al suo esaurimento.
Per le prime due settimane è richiesto ai pazienti uno stile di vita particolarmente attento. Non serve l’immobilità assoluta, ma una particolare attenzione a evitare gli eccessivi movimenti della parete addominale.
La dieta deve privilegiare gli elementi proteici, a discapito della frutta e delle verdure, che oltre ad apportare i “mattoni” per la ricostruzione dei tessuti, evita il gonfiore dei visceri frutto dei meccanismi fermentativi che verdura e frutta innescano.
Passate le prime due settimane i pazienti possono riprendere gradualmente le proprie attività. Naturalmente prima di procedere a sforzi fisici intensi si dovrà attendere non meno di trenta giorni, stante la verifica e il benestare del chirurgo operatore.
Come tutti gli interventi chirurgici, è inevitabile dovere parlare di complicazioni e rischi. La medicina e la chirurgia non sono scienze esatte, le variabili individuali molteplici e di conseguenza ogni paziente rappresenta un “caso” a sé.
Di alcune delle principali complicazioni (i sieromi) abbiamo accennato. Ematomi, ritardo di guarigione delle ferite, dolorabilità e impotenza funzionale protratta sono complicazioni inerenti a qualsivoglia intervento chirurgico.
E’ anche però corretto affermare che una condotta operatoria corretta e successivamente la giusta attenzione nel postoperatorio riducono al minimo i rischi che esse si presentino.
L’addominoplastica è un intervento versatile e, entro certi limiti, personalizzabile, adattabile quindi alle diverse necessità e tipologie fisiche dei diversi pazienti. L’entità e l’ampiezza degli scollamenti, la necessità o meno di procedere alla sintesi dei muscoli retti addominali sulla linea mediana. L’opportunità o meno di procedere alla liposuzione dei fianchi nel contesto della procedura.
Si tratta di “opportunità” che vanno caso per caso valutate e che rendono ragione di quanto sopradetto, relativamente alla possibilità di “personalizzare” questa procedura.
Nel caso di un paziente il cui unico problema è dato dall’inestetismo causato dal generarsi di un grembiule cutaneo/adiposo ridondante, la sua eliminazione costituirà il “nucleo” dell’intervento.
Vi sono situazioni opposte dove il nocciolo del problema è dato dalla diastasi dei muscoli retti addominali (separazione dei due ventri muscolari sulla linea mediana con perdita di tono della parete addominale) mentre il mantello cutaneo ha mantenuto una sostanziale integrità estetica. In queste situazioni l’addominoplastica acquisirà una valenza meramente funzionale, attraverso il recupero di una tonicità della parete e della possibilità di contenimento dei visceri. A questo proposito possiamo anche solo accennare alla possibilità di procedere alla sola sintesi dei retti addominali per via endoscopica. Il vantaggio di questo approccio, la cui indicazione deve essere attentamente valutata, è senza dubbio la minore invasività, con tempi di recupero indubbiamente più rapidi. Di contro vanno messi sul piatto della bilancia costi superiori, anche per via del sofisticato strumentario richiesto, nonché una specifica esperienza “sul campo” del chirurgo operatore e della sua equipe in questo tipo di interventi.
Nei casi in cui l’inestetismo si riduca alla ridondanza e lassità della porzione di addome localizzata fra la regione sovrapubica e quella media dell’addome, senza interessamento delle aree periombelicali e epigastriche (la porzione centrale/superiore dell’addome) è possibile prendere in considerazione una procedura che definiremo “ridotta” rispetto a quella principale: la miniaddominoplastica. In questa eventualità, a fronte di un identico, o appena ridotto accesso chirurgico, lo scollamento e l’asportazione del tessuto ridondante interesserà una porzione molto più ridotta, senza necessità di eseguire la procedura di trasposizione ombelicale. In questi casi, stante la minore invasività, è possibile procedere ad una liposuzione maggiormente estesa dell’addome.
Per tutto quanto abbiamo detto in precedenza, dovremmo avere delineato la figura del candidato ideale, uomo o donna che sia, per l’intervento di addominoplastica.
Parliamo di un paziente che presenta una ridondanza di cute addominale, cute che per svariati motivi ha perduto elasticità e tono, senza possibilità di un loro recupero e che quindi lascia spazio alla sola rimozione chirurgica.
Un secondo candidato all’addominoplastica è un paziente la cui muscolatura retta addominale si è diastasata, divaricata cioè sulla linea mediana, e necessita quindi di vedere ripristinata la sua integrità lungo tutta la sua lunghezza.
Un ulteriore candidato all’intervento è un paziente nel quale, e non è una situazione infrequente, queste due condizioni coesistono. Ovviamente da un punto di vista estetico, l’indicazione all’intervento è l’ottenimento, per quanto possibile, di un ventre piatto, dall’aspetto certamente sano e più giovanile.
Un capitolo a sé stante merita la valutazione di un paziente obeso o ex obeso, per il quale interventi quali l’addominoplastica sembrano costituire uno sbocco pressoché naturale nel programma di recupero dell’integrità psicofisica.
La realtà è leggermente più complessa. Dobbiamo innanzitutto distinguere i pazienti sovrappeso che unicamente in seguito a una dieta adeguata calano di peso in maniera significativa. Nella grande maggioranza dei casi la gestione di questi soggetti non si discosta da quella degli altri pazienti. Da un punto di vista metabolico sono assimilabili ai comuni pazienti candidati all’addominoplastica.
Diverse sono le condizioni di pazienti che giungono all’osservazione del chirurgo plastico dopo un percorso “riabilitativo” di chirurgia bariatrica. Interventi quali il bendaggio gastrico o chirurgia intestinale provocano, oltre alla riduzione del peso anche molto cospicua, delle problematiche legate all’assorbimento delle proteine che sono poi i mattoni del momento rigenerativo dei tessuti operati.
Non vanno poi sottovalutate le turbe del metabolismo glicemico, frequenti in questi pazienti, così come la loro gestione psicologica, spesso molto delicata. Da questi semplici concetti si evince che l’inquadramento, la gestione e il trattamento di pazienti con queste caratteristiche, non può che essere multidisciplinare, dovendo coinvolgere il nutrizionista, l’internista, il chirurgo bariatrico e, soltanto alla fine il chirurgo plastico.
Il Servizio Sanitario Nazionale supporta questi pazienti che devono però essere inquadrati nel percorso che ho appena accennato. Se i loro parametri costituzionali e metabolici rientrano nelle griglie stabilite dai Tecnici Ministeriali, questi soggetti possono essere presi in carico dalla sanità Pubblica. Naturalmente le Divisioni di Chirurgia Plastica o di Chirurgia Bariatrica di qualsivoglia Ospedale Pubblico o struttura privata convenzionata saranno in grado di fornire ai potenziali pazienti tutte le informazioni necessarie.
L’addome è la zona del corpo più comunemente trattata con la liposuzione sia negli uomini che nelle donne. Tra i fattori importanti che influenzano il successo della liposuzione addominale vi sono:
Non importa dove andiate, il vostro corpo è sempre lì con voi. In base alla predisposizione fisica e alle circostanze, tra cui l’età, l’aumento di peso o una gravidanza, le persone possono sviluppare la “pancia”, le “maniglie dell’amore” e accumulare peso in eccesso nell’addome, che non andrà via neanche con la dieta e l’esercizio fisico. Quando gli uomini e le donne invecchiano, il grasso si accumula e il tono muscolare diminuisce e diventa più difficile perdere peso e quelle sacche indesiderate di grasso sullo stomaco che provocano quel tipico ispessimento dell’area mediana del corpo.
Questa battaglia contro l’aumento del volume di grasso addominale è molto comune, ed è per questo che la liposuzione addominale è divenuta una procedura popolare, grazie alla tecnica della liposuzione tumescente per rimuovere il grasso in eccesso e riprendere confidenza con il proprio corpo. Una procedura di liposuzione addominale, utilizzando la liposuzione tumescente, conosciuta anche come liposcultura tumescente, farà in modo di scolpire la forma del corpo in modo da renderlo adatto ad indossare i vestiti desiderati, ridonando la gioia di vivere in armonia con il proprio corpo.
La procedura di liposuzione addominale è molto più sicura di una tradizionale addominoplastica, grazie alla stessa procedura che utilizza l’ anestetico locale per intorpidire la zona seguendo la tecnica tumescente. Inoltre, il procedimento laser scioglie delicatamente gli strati di grasso e aiuta la pelle a tendersi ed eliminare le imperfezioni di una superficie altrimenti ondulata. Sono poche le incisioni effettuate sull’addome superiore e inferiore per eseguire il processo di aspirazione – a volte non più di una o due. La cannula è lo strumento che viene utilizzato per aspirare il grasso in eccesso dalle aree designate, con movimenti lenti e dolci – con conseguente meno dolore, lividi e tempi di recupero per il paziente. Con una liposuzione addominale tumescente i tempi di recupero sono puramente nominali se confrontati a quelli di una addominoplastica.
Ecco alcuni altri vantaggi:
Uomini e donne allo stesso modo possono beneficiare della liposuzione addominale. Questa procedura chirurgica permette di rimuovere moderate quantità di grasso in modo sicuro con poco tempo di inattività, post-intervento chirurgico. I pazienti vedranno risultati immediati. Uomini riconquistare la definizione dell’addome ed il loro sex appeal in molti casi. Le donne dimagrire, scolpire il giro vita e ritrovare una figura ben sagomata. Uomini e donne, sia per recuperare una definizione dell’area dello stomaco più vicina al tempo in cui la gravidanza, l’età e l’aumento di peso non l’avevano ancora modificata. Il tempo di recupero è veloce e in genere, il post-operatorio è ridotto al minimo, così come lividi e dolore.
La liposuzione addominale con tecnica tumescente o liposculpting viene effettuata in regime di day hospital in clinica. I pazienti sono leggermente sedati e viene praticata l’anestesia locale. I pazienti rimangono quindi coscienti per tutta la durata della procedura chirurgica. Il processo è semplice, i pazienti vengono sedati e poi una o due piccole incisioni vengono praticate nell’addome superiore ed inferiore per il posizionamento della cannula, lo strumento di piccolo diametro attraverso il quale viene trasmesso il vuoto per favorire l’aspirazione del grasso. La cannula ha un diametro di solo 3 mm, in modo che non lasciare cicatrici antiestetiche e soprattutto non traumatizzare in maniera eccessiva il tessuto sottocutaneo addominale. La liposuzione addominale è una procedura chirurgica della durata di circa due ore, ed i pazienti sono in grado di lasciare rapidamente la clinica. E’ buona norma che i pazienti prevedano il loro accompagnamento al domicilio dopo l’intervento.
Si raccomanda che i pazienti siano in buono stato di salute se desiderano sottoporsi ad un intervento chirurgico per ridurre i rischi e le potenziali complicanze. La liposuzione addominale non è la procedura ideale per le persone che sono gravemente sovrappeso o obese. Questa procedura non è un mezzo per rimuovere peso in eccesso, è più una procedura per rimuovere moderate quantità di grasso e modellare il giro vita e l’addome. Questa procedura è consigliata per le persone che hanno un pannicolo adiposo spesso nell’area dei fianchi e addominale che non si riesce a ridurre con l’esercizio fisico o la dieta.
La liposuzione addominale lascia solo uno o due piccole cicatrici nell’addome superiore ed inferiore, ognuna delle quali è solo di 3 mm circa. Questi segni di incisione guariscono molto rapidamente dopo l’intervento chirurgico e le cicatrici di solito non rappresentano un problema, perché sono minime e svaniscono nella naturale pigmentazione naturale della pelle. La cicatrice risulta invece assai estesa, anche se nascondibile con la comune biancheria, nell’intervento di addominoplastica o dermolipectomia addominale.
Le persone di età inferiore a 60 con un tono cutaneo conservato, non andranno incontro a rilassamento cutaneo dopo l’intervento chirurgico, cosa che rappresenta un altro vantaggio della tecnica di liposuzione con la tumescenza. Questa procedura ha lo scopo di promuovere il compattarsi della cute addominale una volta ottenuta la riduzione del pannicolo cutaneo adiposo. I pazienti con un tono cutaneo ridotto e le persone reduci da un importante calo ponderale, potrebbero non essere i candidati migliori per la liposuzione con tumescenza, potendone risultare una aumentata flaccidità della cute addominale.
La liposuzione con tecnica a tumescenza è una procedura sicura e mirata. Gli strumenti utilizzati per eseguire l’intervento sono evoluti e di piccolo diametro, gli effetti collaterali sono di conseguenza minimi e nessun fastidio o dolore si protrae oltre un giorno o due. Non ci sono punti di sutura e le incisioni chirurgiche guariscono entro due giorni. I pazienti possono avvertire una lieve dolenzia e la persistenza di lividi per circa due settimane, ma possono camminare, riprendere le normali attività e tornare a lavorare da 24 a 48 ore dopo. Ad ogni paziente è richiesto di indossare una medicazione compressiva per almeno otto ore al giorno per due settimane.
Può residuare un leggero gonfiore nella zona addominale dopo la procedura, l’edema viene rapidamente riassorbito ed eliminato per via naturale ma non vi è alcun dolore associato a questo processo di guarigione. Le aree del giro vita e lo stomaco tendono a prendere più tempo per sgonfiarsi completamente e recuperare dalla liposuzione con tecnica a tumescenza e ottimi risultati sono visibili entro un mese o due. Risultati finali entro sei mesi.
Questa è una domanda importante, ma la risposta è no. La liposuzione addominale è una procedura superficiale che rimuove solo gli accumuli adiposi dalla regione sottocutanea e sopra i muscoli addominali, in modo non vi è alcuna possibilità di lesione degli organi interni e dell’apparato riproduttivo.
Una precedente gravidanza tende a divaricare i muscoli addominali, e provocare un certo rigonfiamento del basso addome. Questa curvatura della parete dei muscoli addominali determina la planarità o la silhouette addominale dopo la liposuzione. Tuttavia, la stragrande maggioranza delle donne che hanno avuto una gravidanza sono in definitiva molto felici dei risultati ottenuti con la sola liposuzione, senza richiedere un intervento di addominoplastica.
L’incisione secondo Pfannenstiel è il nome dell’incisione attraverso la parte inferiore dell’addome che viene in genere fatta per i parti cesarei o negli interventi di isterectomia. Una conseguenza comune ma indesiderabile di una incisione secondo Pfannenstiel è un rigonfiamento persistente di grasso sottocutaneo appena sopra l’incisione. La liposuzione può facilmente riparare questa deformità fastidiosa.
Una condizione di obesità ed una successiva perdita di peso rendono la struttura del pannicolo adiposo sottocutaneo maggiormente fibrosa. Questo rende la liposuzione più difficile.
Anche se il termine “mezza età” potrebbe sembrare datato, esso rappresenta un’effettiva preoccupazione per molti soggetti. Quando le donne attraversano il periodo centrale della loro vita, la percentuale di grasso del peso corporeo tende ad aumentare, più di quanto non accada negli uomini. Soprattutto in menopausa, i chili di troppo tendono a stanziarsi preferenzialmente su alcune aree del corpo, quando il rapporto tra massa grassa e massa magra cambia e si verifica un accumulo di depositi adiposi nella parte superiore del corpo, sui fianchi e le cosce. Anche le donne che effettivamente non subiscono un aumento di peso possono comunque acquistare centimetri nella zona della vita.
Un tempo, le donne avrebbero accettato questi cambiamenti come un fatto inevitabile della vita post-menopausa. Ma oggi abbiamo la consapevolezza che quanto più aumenta il girovita tanto più aumentano i rischi per la salute.
Il grasso addominale superficiale si trova nel tessuto sottocutaneo e il piano dei muscoli addominali. Il grasso addominale profondo si trova all’interno della cavità addominale, ed è anche chiamato grasso viscerale.
Il grasso viscerale è di particolare interesse perché gioca un ruolo chiave in una varietà di problemi della salute – molto più del grasso sottocutaneo, che può essere eliminato con la liposuzione. Il grasso viscerale, invece, si trova al di fuori della portata del bisturi, in profondità all’interno della cavità addominale, dove imbottisce gli spazi tra gli organi addominali.
In generale, il grasso viscerale circonda gli organi addominali mentre il grasso sottocutaneo è compreso tra la cute e la parete addominale.
Il grasso accumulato nella parte inferiore del corpo (forma a pera) è quello sottocutaneo, mentre il grasso nella zona addominale (forma a mela) è in gran parte viscerale e parzialmente superficiale.
Il grasso viscerale non può essere rimosso con la liposuzione.
La buona notizia è che il grasso viscerale può essere abbattuto abbastanza facilmente con l’ esercizio fisico e la dieta, con numerosi vantaggi che vanno dalla pressione sanguigna più bassa ai livelli di colesterolo più favorevoli.
La perdita di peso attraverso la dieta e l’ esercizio fisico, d’altra parte, innesca numerosi cambiamenti che hanno effetti positivi sulla salute.
La disposizione del grasso nell’addome è un elemento determinante nel predire gli esiti positivi di una liposuzione addominale. Il grasso addominale si trova dunque in due distinti livelli: superficiale e profondo.
Il grasso addominale superficiale o sottocutaneo può essere rimosso con la liposuzione. La maggior parte dei pazienti hanno più grasso sottocutaneo di quello intestinale, pertanto vedranno un buon miglioramento estetico con la liposuzione addominale.
La soddisfazione del paziente trova una risposta definitiva con la liposuzione dell’addome che rimuove i depositi ostinati di grasso accumulati sulla parete addominale.
L’età del paziente non è un fattore importante per il successo della liposuzione. Alcuni dei pazienti più soddisfatti sono donne al di sopra dei 60 anni di età. Nella donna in buono stato di salute la liposuzione può migliorare un addome con un accumulo di grasso localizzato con minimi rischi e disagi.
Nei pazienti di sesso femminile il grasso è più morbido e meno fibroso rispetto agli uomini, e quindi la liposuzione sulla donna è più facile da eseguire.
Dopo la liposuzione la pelle dell’addome superiore può apparire leggermente rugosa. Nei pazienti più anziani la pelle con una minore elasticità nella zona dell’addome superiore tende ad apparire un po’ increspata o leggermente rugosa. è interessante notare che la pelle addominale inferiore non sembra essere suscettibile a questo tipo di increspatura post-liposuzione. L’elasticità della fascia di Scarpa potrebbe impedire l’effetto increspatura dopo la liposuzione dell’addome inferiore.
Questo è di solito meno preoccupante del grasso sul basso addome. Tuttavia, se il grasso addominale superiore non viene aspirato o viene aspirato insufficientemente, un aumento di peso successivo amplierà l’addome superiore e darà l’apparenza di un diaframma voluminoso.
La liposuzione tumescente dell’addome è così efficace che solo pochi pazienti richiedono la più invasiva addominoplastica. I pazienti obesi e con un basso addome pendulo spesso scoprono che la liposuzione tumescente dà un miglior risultato estetico rispetto all’addominoplastica.
La tradizionale addominoplastica prevede una ampia incisione fra le due spine iliache anterosuperiori, lo scollamento ampio del lembo di cute addominale con isolamento dell’ombelico. La sintesi sulla linea mediana dei muscoli retti ove se ne riscontri la diastasi, la rimozione della cute e del sottocute in eccesso e la sutura per avvicinamento diretto dei margini della ferita chirurgica, previo riposizionamento dell’ombelico nella sua corretta posizione.
Le due ragioni più importanti per richiedere un’ addominoplastica sono:
Anche se un chirurgo consiglia un’addominoplastica, in molti casi può essere presa in considerazione l’alternativa della liposuzione addominale. Alcuni chirurghi sono a conoscenza dei risultati eccellenti che possono risultare dalla liposuzione senza ricorrere ad una addominoplastica più pericolosa e costosa. Rispetto alla liposuzione l’addominoplastica è associata ad un rischio molto più elevato di complicanze gravi, tra cui la fatale embolia polmonare.
Se un paziente decide che un’addominoplastica è necessaria di solito è molto più sicuro separare la tradizionale addominoplastica e la liposuzione addominale in due distinte procedure chirurgiche. La liposuzione addominale dovrebbe essere fatta per prima. Poi si dovrebbe attendere alcuni mesi e valutare i risultati estetici della liposuzione prima di decidere di procedere con un’ addominoplastica per la rimozione del lembo cutaneo in eccedenza. L’aspetto sorprendente nell’utilizzare questo approccio in due fasi è l’alto grado di soddisfazione che i pazienti ricevono dalla sola liposuzione. In effetti, la stragrande maggioranza dei pazienti sono così soddisfatti dei risultati della liposuzione che decidono di non proseguire con la seconda fase di resezione cutanea.
Il dolore dopo la liposuzione tumescente dell’addome in genere non necessita di farmaci antidolorifici di particolare potenza. La qualità del dolore è simile al dolore muscolare e al bruciore che si sperimenta dopo esercizi fisici pesanti. L’intensità del dolore è simile a quella di una scottatura: è più intensa quando la pelle della zona viene toccata o contratta, come quando si entra o si esce dalla macchina, o quando ci si gira nel letto, o quando ci si siede su una sedia. Non c’è il minimo disagio quando si cammina o si rimane seduti.
Con la liposuzione tumescente eseguita con l’ausilio dell’anestesia locale, i pazienti in genere non necessitano di farmaci per il dolore subito dopo la liposuzione addominale, perché l’anestesia locale copre il dolore fino a 18 ore. Da 36 a 72 ore dopo l’intervento i pazienti vivono il massimo grado di dolore e disagio, ma raramente hanno bisogno di particolari interventi e farmaci.
Quando invece viene utilizzata l’anestesia generale per la liposuzione, vi è spesso più dolore dopo l’intervento. Questo accade perché i chirurghi che usano l’anestesia generale in genere consumano meno anestesia locale tumescente, fanno la liposuzione su un maggior numero di aree del corpo nel corso della stesso intervento, utilizzano cannule dal diametro lievemente maggiore.
L’uso di piccole cannule di liposuzione (microcannule) richiede un po’ più di tempo per completare l’intervento, ma è associato ad un minore dolore post-operatorio, e permette risultati più accurati. Poiché le incisioni sono minime, non hanno bisogno di essere chiuse da punti di sutura. Le incisioni aperte permettono un maggior drenaggio dei fluidi infiltrati con la tumescenza. Quando le incisioni vengono chiuse con punti di sutura questo liquido viene intrappolato sotto la pelle e provoca un gonfiore prolungato e un aumento del dolore e dell’indolenzimento.
Il giorno dopo l’intervento, a seguito del drenaggio aperto (le incisioni non sono chiuse con suture) del fluido anestetico e grazie alla medicazione compressiva, il grado di miglioramento estetico è facilmente visibile e abbastanza evidente. Nei giorni successivi, dopo che il drenaggio è cessato e che il processo di guarigione va a completarsi, vi è una graduale insorgenza di edema post chirurgico che diminuisce nelle successive 4 – 12 settimane. Questo gonfiore sottocutaneo addominale può ridurre la facilità con cui il paziente si piega in avanti. Ad esempio, legando le scarpe quelle diventa una piccola sfida. L’edema che si verifica dopo la liposuzione dell’addome richiede in genere più tempo per risolversi rispetto ad un edema che insorge in altre zone del corpo trattate. Un certo grado di gonfiore, rigidità e granulosità è normale per le prime quattro dodici settimane. Questa rigidità della pelle e del tessuto sottocutaneo addominale diminuisce gradualmente nell’arco di 3 – 4 mesi dopo l’intervento chirurgico.
La tecnica di drenaggio aperto, che riduce il gonfiore e il dolore, richiede l’uso di medicazioni per assorbire il fluido drenato e indumenti speciali per tenere queste medicazioni in posizione.
Non vi è alcuna restrizione sull’attività fisica nel post-operatorio. I pazienti sono invitati a non rimanere a letto, ma piuttosto a camminare all’interno della loro casa o allontanarsi per una breve passeggiata la sera stessa dell’intervento. è previsto che il paziente faccia la doccia almeno una o due volte al giorno a partire dalla mattina dopo il giorno dell’intervento.
Fattori di Rischio – Prima di decidere di fare la liposuzione, il paziente viene valutato dal chirurgo per determinare se ci sono problemi di salute che potrebbero aumentare il rischio di complicanze chirurgiche.
Ernia addominale – Un’ ernia addominale, tipicamente in regione periombelicale, aumenta il rischio di penetrazione accidentale nella cavità addominale della cannula da liposuzione. Per eliminare questo rischio, l’ ernia addominale deve essere riparata da un chirurgo generale, diverse settimane prima della liposuzione addominale.
Precedente liposuzione addominale – una precedente liposuzione addominale è spessa causa di un certo grado di fibrosi nel restante grasso sottocutaneo. Fare la liposuzione una seconda volta sarà più difficile a causa di questa eccessiva fibrosi.
Procedure multiple – Fare la liposuzione addominale insieme ad altre procedure chirurgiche aumenta il rischio di complicanze chirurgiche. Più procedure chirurgiche richiedono un’ esposizione più lunga all’anestesia generale e più farmaci antidolorifici. Procedure multiple richiedono un più lungo periodo di riposo a letto che aumenta il rischio di coaguli di sangue nel polmone con esiti fatali. Tali complicanze sono estremamente rare quando la liposuzione viene eseguita da sola e totalmente in anestesia locale.
Anestesia generale – Il rischio che una cannula da liposuzione accidentalmente penetri nella cavità addominale e causi un danno intestinale è molto piccola. Se una cannula da liposuzione provoca una perforazione intestinale in anestesia generale, essa potrebbe non essere diagnosticata immediatamente. Quando il paziente si risveglia è probabile che qualsiasi risentimento di dolore addominale possa essere attribuito al comune disagio previsto dalla liposuzione addominale. Se il ritardo supera 18 – 24 ore, vi è un grave rischio di un’infezione potenzialmente letale. Al contrario, con la liposuzione in totale anestesia locale, qualsiasi perforazione intestinale traumatica verrà diagnosticato immediatamente e un chirurgo generale sarà in grado di riparare la ferita prima che avvenga una grave infezione.
Eccessiva compressione – Un’eccessiva compressione dopo una liposuzione addominale può alterare la respirazione limitando l’espansione dei polmoni. Gli indumenti post operatori ad alta compressione non regolabili sono particolarmente pericolosi dopo l’anestesia generale, quando sono stati dati farmaci per la depressione respiratoria. Al contrario gli indumenti di compressione regolabili sono più sicuri.
Eccessiva rimozione del grasso – Un’ eccessiva rimozione del grasso dall’addome può essere un grosso errore. L’obiettivo non è quello di rimuovere più grasso possibile, ma piuttosto produrre un risultato che sia un miglioramento estetico e appaia naturale. La liposuzione eccessiva nella zona pubica (mons pubis) può provocare un assottigliamento eccessivo di di questa regione tale da rendere il rapporto sessuale estremamente doloroso.
Altri fattori di rischio che possono influire sulla relativa sicurezza e sui risultati estetici finali della liposuzione addominale sono: precedente chirurgia addominale, le procedure laparoscopiche, e la radioterapia nella zona addominale.
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Interventi di questo tipo, possono essere collocati al “confine” fra la chirurgia estetica e la chirurgia plastica ricostruttiva. Essi hanno indicazioni specifiche piuttosto ristrette ed un rapporto costo/beneficio che deve essere attentamente valutato e dal paziente ben compreso. La più tipica di queste indicazioni, è quella di correggere l’inestetismo, che a volte sfocia nel disagio funzionale, frutto della presenza di una cospicua massa tessutale completamente priva di tonicità a livello della faccia volare delle braccia. Situazioni di questo tenore sono classicamente frutto di cospicui cali ponderali tipici di soggetti obesi i quali, a volte dopo un semplice percorso dietetico guidato dai nutrizionisti, più frequentemente dopo una fase di rieducazione psicologica riguardo l’approccio al cibo ed al rapporto col proprio corpo, oltre a interventi chirurgici mirati alla riduzione della capacità di assorbimento degli alimenti da parte del tubo digerente, si trovano a dover gestire l’esubero di cute e sottocute in queste specifiche aree. Alternative a questi interventi non ve ne sono e quindi il “passo chirurgico” è ineludibile, stante la scelta di non sottoporvisi, per considerazioni di ordine generale e personale. Trattandosi di procedure comunque invasive, particolare attenzione andrà posta alla corretta indicazione di quei casi che potremmo definire “intermedi” dove ad un disagio estetico comunque presente si associa una limitazione funzionale relativa. In questi casi la valutazione del rapporto costi/benefici deve essere massimo. Si tratta di interventi che devono essere eseguiti da chirurghi plastici con notevole esperienza in questo specifico settore. In particolare, la “quantità” di tessuto da rimuovere, la scelta della tecnica migliore ed il conseguente corretto posizionamento delle incisioni e quindi delle cicatrici, la gestione postoperatoria nel breve e nel lungo periodo, richiedono un bagaglio di cultura medica, di tecnica ed esperienza da non sottovalutare. La scelta di escidere il tessuto in esubero posizionando la cicatrice lungo tutta la faccia interna del braccio, da poco sotto l’ascella fino quasi al gomito, piuttosto che limitarsi ad un lifting della cute brachiale con escissioni quantitativamente più limitate e cicatrici più occultabili nella piega ascellare, sarà di esclusiva competenza dello specialista che ben dovrà esporne al paziente vantaggi e limiti.
Considerazioni pressoché analoghe andranno fatte anche per il lifting delle cosce. In questi casi, oltre al disagio estetico, si associa frequentemente quello funzionale dovuto allo sfregamento continuo delle masse di tessuto della faccia interna delle cosce l’una contro l’altra, con frequentissimi fenomeni irritativi a carico della cute. Fenomeni spesso aggravati dalla contiguità con la regione genitale, con possibilità, in particolare nelle donne, di una esacerbazione di fenomeni irritativi e infettivi il cui senso e facile comprendere. Tecnicamente valgono le stesse considerazioni fatte in precedenza. Se possibile, certe valutazioni dovranno essere ancora più accorte, considerando che la forza di gravità tende a “attrarre” i tessuti verso il basso. I movimenti degli arti, in particolare quelli di abduzione delle cosce, non possono che esercitare una trazione sulle cicatrici posizionate nella piega inguinale, con effetti a volte di difficile correzione, in particolare nelle donne, frutto dello stiramento e apertura delle labbra vaginali. Si deduce facilmente che indicazioni e limiti di questa chirurgia, gestione molto attenta di tutte le fasi postoperatorie e monitoraggio di lungo periodo di questi pazienti, siano elementi imprescindibili.
Con il termine di ginecomastia si intende l’anomalo sviluppo e la successiva persistenza del tessuto ghiandolare mammario nel maschio.
Parliamo di ginecomastia veraallorquando l’aumento di volume è attribuibile “in toto” al tessuto ghiandolare. Con il termine di falsa ginecomastiafacciamo invece riferimento a quelle situazioni dove l’incremento volumetrico delle mammelle è attribuibile del tutto alla sola componente adiposa (ricordiamo che la mammella, anche nel maschio, è formata da ghiandola e grasso). Esempio tipico è quello dei soggetti in marcato sovrappeso, nei quali la componente adiposa rende ragione dell’inestetismo in quanto tale. In ultimo, possiamo definire con il termine di ginecomastia mista tutti quei casi nei quali queste due componenti, adiposa e ghiandolare, concorrono insieme a vario titolo nel generarsi dell’inestetismo.
Eccetto alcuni ben definiti casi nei quali lo sviluppo della ginecomastia è di natura iatrogena, cioè farmacologica – e in questi casi la sospensione della terapia che l’ha generata può da sola portare alla sua regressione – la terapia è unicamente chirurgica. Si passa dalla mastectomia subtotale nei casi di ginecomastia vera, alla lipoaspirazione in quelli di falsa ginecomastia, fino all’utilizzo contemporaneo di entrambe le metodiche, allorquando il quadro che si presenta è quello della ginecomastia mista.
La mammella maschile “normale” riproduce in sostanza, seppure in minima parte, le caratteristiche di quella femminile, stante il differente assetto ormonale del maschio rispetto alla femmina. Il suo sviluppo definitivo avviene all’epoca della pubertà, attorno ai 13/14 anni di età, e passa attraverso una fase di aumento, spesso considerevole e doloroso, del suo volume, seguito da una regressione accompagnata dal venire meno prima e dalla cessazione poi della sintomatologia (dolore, senso di tensione, ipersensibilità) ad essa collegata. Nella maggioranza dei casi rimane un abbozzo ghiandolare al di sotto del capezzolo, facilmente identificabile per via della sua maggiore consistenza rispetto al tessuto adiposo circostante, che si mantiene stabile e silente nel tempo.
Si parla a pieno titolo di falsa ginecomastia nei casi in cui questo inestetismo è generato unicamente da un eccesso di tessuto adiposo localizzato nella regione mammaria/pettorale. Questa condizione si genera innanzitutto nei soggetti in sovrappeso, nei quali la ginecomastia entra a fare parte di un quadro più generale, fino allo sviluppo di vera e propria obesità. Un accenno di ginecomastia può presentarsi anche nei soggetti molto atletici, nel momento in cui interrompono l’attività agonistica. Nel vedere ridotto il volume e il tono muscolare, è possibile che lo spessore del grasso sottocutaneo di questa area aumenti, con il prodursi di un quadro di falsa ginecomastia.
Quadri similari possono comparire anche in persone avanti negli anni, nei quali si manifesta una involuzione fibroadiposa del tessuto muscolare della regione pettorale, accompagnato da una certa inevitabile lassità cutanea. Anche in questi casi è appropriato parlare di falsa ginecomastia.
La ginecomastia vera è invece caratterizzata dall’eccessivo sviluppo del tessuto ghiandolare (normalmente un abbozzo retrostante il capezzolo) della mammella maschile.
Come già abbiamo detto, una fase di ginecomastia vera bilaterale è tipica della pubertà ed è frutto dello sviluppo e del cambiamento ormonale di questa fase della vita. Una primissima fase di ginecomastia temporanea si verifica nel 75% dei neonati a causa degli ormoni estrogeni materni che attraversano la placenta e si riversano nel circolo sanguigno fetale durante la gravidanza. Alla nascita questo “circuito” ovviamente si interrompe, ma può permanere una breve fase transitoria di ginecomastia, frutto del permanere in circolo degli ormoni materni, prima del loro definitivo smaltimento e metabolizzazione da parte del neonato.
Ritornando al discorso precedente, dopo un periodo di intenso sviluppo si ha una fase altrettanto rapida di tipo regressivo, venendo meno lo stimolo ormonale che lo ha generato. Questa regressione porta la ghiandola mammaria maschile alle sue normali dimensioni, poco più che un abbozzo, che si manterranno per la vita. In alcuni casi, si tratta della storia più tipica che i pazienti riferiscono in sede di visita, questa regressione è parziale. Di conseguenza, una percepibile e palpabile ipertrofia ghiandolare rimane e condiziona pesantemente la vita di questi pazienti, i quali modificano per vergogna il loro abbigliamento, lo stile di vita, riducono le frequentazioni sociali per non farsi vedere come portatori di questo inestetismo.
Esiste poi un insieme di differenti problematiche che possono portare allo sviluppo di una vera ginecomastia. Mi riferisco ai trattamenti ormonali per il trattamento delle neoplasie prostatiche, a disfunzioni ormonali a carico delle ghiandole surrenali.
La ginecomastia può essere il prodotto non desiderato dell’insufficienza renale nei pazienti in dialisi, a causa del permanere in circolo di prodotti di derivazione ormonale che il rene non è più in grado di smaltire correttamente.
Anche alcune neoplasie testicolari possono portare a quadri di ginecomastia. Ovviamente in questi casi primario è il trattamento della patologia di base, qualsiasi essa sia, il che non di rado conduce ad un ridimensionamento, se non scomparsa, dell’inestetismo associato.
Di seguito un breve elenco di molecole, con associati i nomi commerciali, potenzialmente in grado di indurre quale effetto collaterale vari quadri, più o meno sviluppati, di ginecomastia. Va detto che la sospensione o la modulazione delle terapie con questi prodotti porta il più delle volte alla regressione/scomparsa di questo effetto collaterale. Naturalmente nei fogli informativi che accompagnano le confezioni di questi farmaci, tutti questi effetti sono correttamente ed esaustivamente indicati. Nondimeno bisogna comunque fare riferimento al proprio medico, o allo specialista di riferimento, per tutte le informazioni del caso.
Alcuni dei farmaci che possono causare ginecomastia sono: amiloride (Moduretic), Amiodarone (Cordarone), anfetamine, steroidi anabolizzanti, antiandrogeni (ciproterone), antitumorali (citotossici), androgeni, busulfan (Myleran), captopril (Capoten), cimetidina (Tagamet), clomifene (Clomid), diazepam (Valium), dietilpropione (Tenuate), digitale, domperidone, estrogeni, isoniazide, ketoconazolo (Nizoral), marijuana, metildopa, metoclopramide, nifedipina (Procardia), nitrosourea, penicillamina, fenotiazine, fenitoina (Dilantin), reserpina , spironolattone (Aldactone), antidepressivi triciclici, vincristina.
La liposuzione è più efficace sulla pseudo ginecomastia. Nella vera ginecomastia il tessuto del seno è denso e fibroso e quindi difficile da penetrare e rimuovere con una cannula da liposuzione. Tra gli uomini sani normali le proporzioni delle quantità di tessuto adiposo e tessuto ghiandolare nei seni variano molto da soggetto a soggetto. La maggior parte degli uomini sani hanno nel seno una piccola quantità di tessuto ghiandolare e una percentuale maggiore di tessuto adiposo. Le microcannule sono efficaci nel rimuovere sia il tessuto ghiandolare che il tessuto adiposo. Un tessuto ghiandolare mammario eccezionalmente denso può richiedere la rimozione chirurgica con bisturi.
Il trattamento dei quadri di falsa ginecomastia si concretizza nella lipoaspirazione della regione mammaria/pettorale, attraverso l’uso di uno strumentario raffinato fatto di cannule di diverso diametro, curve o diritte, allo scopo non solamente di ridurre il volume della “massa” di tessuto adiposo, ma di “scolpire” e meglio definire i contorni della regione pettorale, allo scopo di migliorare l’estetica complessiva di questo distretto. Nella maggioranza dei casi questo approccio terapeutico è più che sufficiente.
Vi sono però altre situazioni dove l’eccessivo smagrimento della zona trattata porta a generarsi un “surplus” cutaneo con effetto di produrre una mammella complessivamenteipotonica e quasi “cadente”. La soluzione in questi casi è quella di associare alla lipoaspirazione una riduzione contestuale della cute mammaria attraverso varie tecniche. Da quelle meno invasive tipo “Round Block” agli approcci con tecnica a T rovesciata tipici delle mastopessi. Il tutto allo scopo di rendere “congrui” i volumi ghiandolari/adiposi con quello della cute mammaria che li circonda.
La correzione della ginecomastia mediante la lipoaspirazione può essere eseguita in regime di day hospital, in anestesia locale accompagnata da una corretta sedazione. La rimozione di piccole masse adipose può valersi della sola anestesia locale. Interventi combinati, dove alla liposuzione si accompagna la riduzione del mantello cutaneo, vengono preferibilmente eseguiti in anestesia generale. Le complicazioni sono rare e solitamente di modesta entità. Mi riferisco a quelle tipiche di qualsiasi intervento, quali ematomi, sieromi e ritardo di guarigione delle ferite, oltre a quelle di carattere meramente estetico, di solito scongiurate da una corretta indicazione e da una procedura chirurgica ben eseguita. Importante è il primo periodo postoperatorio, dove è imperativo indossare una medicazione di tipo elastocompressivo, allo scopo di assicurare il compattamento dei tessuti, ridurre il rischio del formarsi di ematomi o loro residui, piuttosto che di sieromi che andranno drenati.
L’attenzione alla fase postoperatoria è altrettanto importante dell’intervento in sé e di conseguenza i pazienti non la devono trascurare. D questo devono essere dal chirurgo correttamente e esaustivamente edotti.
Per quanto la perfezione non sia di questo mondo, la maggior parte dei pazienti ha il diritto di aspettarsi un miglioramento significativo. Quantificare l’entità di questo miglioramento non è mai realmente possibile. Indubbiamente però un intervento ben condotto produce risultati significativi che non si concretizza unicamente in una riduzione di una massa adiposa, ma di un deciso miglioramento della qualità della vita di questi pazienti, che spesso si concretizza in una ripresa dei rapporti umani e sociali. Questo è il vero fine ultimo dell’intervento di ginecomastia. Restituire a questi pazienti fiducia in se stessi e la possibilità di ricostruire la propria integrità psicofisica.
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